Imparare a stare da soli
Imparare a stare da soli è il mantra del nostra generazione.
Ce lo prescrive lo psicologo, lo urlano ai TG, lo leggiamo sui social.
Sarai veramente felice solo quando imparerai a stare solo. Solo allora sarai pronto a una relazione.
Dietro l’apparente saggezza di una simile affermazione, si cela l’ottusa idiozia della modernità.
Proviamo a riscrivere la frase.
Sarai veramente felice solo quando imparerai a non mangiare. Solo allora sarai pronto a dimagrire.
Si potrebbe obiettare che il cibo è un bisogno primario, senza il quale il corpo non può sopravvivere.
Io dico che la mera presenza biologica non differisce troppo dalla morte.
L’uomo nasce per amare.
«Avete letto che colui che li creò da principio “li fece maschio e femmina”, e disse: “Perciò l’uomo lascerà padre e madre e si unirà alla sua moglie, e i due diventeranno una sola carne”?» (Matteo 19,4‑5)
Non è scritto “l’uomo imparerà a bastarsi da solo e a vivere in un monolocale in compagnia del proprio gatto”.
Viviamo tempi di mutamenti sociali e spirituali.
Non è neppure scritto nella pietra che debbano stabilirsi nuovi equilibri (nel senso di Lyapunov).
Alziamo la testa.