Manifesto in controluce
Per il disbrigo di alcune faccende, questa mattina mi sono trovato ospite a casa di una signora sulla cinquantina; brava donna, lavoratrice, mamma di due figli. Il più piccolo avrà da poco superato i dieci, mentre la più grande è negli -enti (precisamente venti).
La ragazza è affatto carina. Pelle olivastra, viso grazioso. Non può dirsi che non sia attraente, benché il dato estetico abbia valore del tutto relativo. Su impulso della madre, mi ha versato un bicchiere di thé. Abbiamo scambiato qualche parola. Dopo qualche minuto l’ho ancora sentita chiacchierare con gli altri astanti. Chi mi conosce, è consapevole della mia innata capacità di leggere l’animo umano. Essendo tuttavia il presente blog frequentato da viandanti dalla provenienza più varia, dovrà bastare al coraggioso lettore la certezza della mia parola, rinunciando all’empiria del dato.
Della ragazza sapevo già tutto. L’inclinazione della voce, la direzione dello sguardo e il colore dell’anima mi offrivano un quadro completo sulla persona. Solo una pecora milanese di mia conoscenza, tale B., eccellente nei carismi dell’introspezione, avrebbe costruito con altrettanta destrezza un quadro simile.
Intuendo il prospetto generale, mi permetto di domandare alla madre quale fosse l’occupazione della figlia. Come immaginavo, trattasi di una ragazza all’arrembaggio, fidanzata da qualche anno con un losco figuro acerrano, che ne ha comprato le attenzioni con regali ed esibizioni di pseudo machismo, come è uso e costume nei feudi nostrani.
Malpagata, lavoricchia per permettersi il prossimo viaggio piuttosto che l’aperitivo del venerdì sera.
Un ramo bello, ma privo di nutrimento, destinato a rinsecchire da presso alle correnti del primo vento, patente l’ascendente di scarso valore di un maschio senza visione e totalmente immerso nella subcultura ctona e matriarcale affliggente il sud Italia.
A ciascuno il suo, direte voi. Non si può salvare tutti (e soprattutto, a ciascuno la propria salvezza!)
Vero, ma questo è il mio blog. Qui vige la mia legge.
Segue pertanto il manifesto della donna ideale (per chi scrive).
Sia carina, perché pure l’occhio reclama il suo, ma non occorrono grandi bellezze. La bellezza fine a sé stessa è vacua e intercetta le attenzioni altrui. Noi (che amiamo) bramiamo l’anonimato, salvo che non occorra manifestarsi, e prego che sempre potrò esibire solo l’uomo e mai l’angelo.
Sia gentile. Ripagherò con la medesima gentilezza e comprensione.
Sia moderata. La moderazione è l’anticamera dell’intelligenza. Non esiste intelligenza senza moderazione, solo intelligenza non ancora conscia della propria moderazione. Lei commetterà errori, io commetterò errori. Dopo il broncio, esploda la pace.
Sia libera. Non voglio sacchi di patate. Sono disposto a condurre, non a trascinare. Non desideri altro che il proprio. L’amore non si compra col denaro. L’amore è la vibrante intesa di due anime.
Sia disponibile. Non ammetto storie a distanza, se non per brevi periodi e finalizzate al ricongiungimento.
Esiste una ulteriore condizione, che per riserbo ometto di annotare.
Questo è il manifesto della donna che liberamente scelgo di amare, nel segno della rispetto e della comprensione. Chi eccede non fa per me. Perdoniamo i nostri eccessi.