
Langeweile
E’ giunta l’estate. L’afa non lascia presagire nulla di buono. Nonostante la pioggia, il caldo irrompe. Il che è anche un bene, non ne potevo più del freddo; eppure so che me ne pentirò. Forse è proprio per questo che il tempo avanza. Qualcuno non è soddisfatto e reclama il proprio giro di ruota. Se l’umanità si accordasse e tacitasse ogni desiderio, i minuti cesserebbero di incedere. Del resto non è nel tempo che si consuma l’evento. Perlomeno non abbiamo prove del contrario. Non si può osservare la lancetta e vivere. La vita è un atto estatico, il tempo dona causalità, ma l’esperienza non reclama tempo. La causalità è una pretesa umana. Pavlov avrebbe di che dissentire, ma Pavlov non è mai stato un cane. Correlazione non è causazione. La caluria mi fa desiderare di trascorrere un fine settimana al mare. Mi ero ripromesso che avrei portato M., ma non è finita bene. In fondo le volevo bene. Chissà se lei me ne voleva. La mia è un’età che reclama risolutezza. La disperazione non deve mai seguire la diplomazia. Sono calmo, questo è il dono che la croce mi ha dato. Come sia accaduto mi è piuttosto chiaro. Dopo il sogno della scuola, ho finalmente corso il rischio di parlarmi. Ho preso per mano il bambino e l’ho cullato. Ha rinunciato a reclamare. Sono quindi morto? Non proprio. Attendo. Resto in ascolto. La noia annulla il rumore e annuncia la crescita. Amavo ascoltare M., io l’annoiavo. Perché l’annoiavo? Era nel mondo. Io non lo sono? No, perché mi annoio, ma di noia diversa. Le bacerei ancora le mani, le piaceva, ma qual è il senso? Mi spiace non averle dato l’uovo; l’uovo significa rinascita, ma soprattutto cioccolato. Ma come posso spiegare un mondo se manca il linguaggio? Le darei ancora un bacio, ma che sapore avrebbe? Basta donne, basta! E’ tempo di attese. Attenderò.