Tra poesia e prosa

Tra poesia e prosa

Tra poesia e prosa, ancora nel tempo non s’ode il suono. Il suono del verbo, dal genio tratto dal fondo del taciuto. Quale suono? L’epidemia del senso, il vero di suo, l’autorità suprema che spegne ogni perché. Al suo reclamare offusca il giudizio e greve reclama lo scalpo della ragione. Come chiomoso capo di femmina che straccia il vento, a condizione ama e non tollera infedeltà. Ella amministra la sua giustizia. Il capo dell’uomo giace divelto, esiste ancora per coscienza della fine, poi la soglia che divora il pensiero. Chi ha occhi per guardare, chi ha orecchie per sentire, veda e oda: non vita è miracolo vero del creato, ma morte, che non giunge se non al chiamare del poeta. Ignaro demiurgo è il poeta maledetto. Invitta la lingua degli uccelli. Inviolata la lingua degli uccelli. Come saetta si impone l’evento, il fragore scuote il cielo. Ma è davvero tremendo il regno del certo? Assai più del giogo del possibile spacciato per vero. Secca la gola di chi conosce il gioco! Uno sterco d’uomo deve ancora giocarlo. Rouge, rouge! Il fato creò la sorte, l’uomo la roulette. La vita è come scommettere, si scommette che il poeta non trovi mai i versi.

Dedicata a 🌊
Ieri l’ho vista sorridere in foto, ha sorriso anche il mio cuore.

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