Diario di viaggio a Palermo
Benvenuti a Palermo, la città della bellezza e del degrado, del fascino e dell’orrore.
Queste parole non fui io a pronunciarle, ma un caro amico palermitano, D., che offertosi di fare da Cicerone per me ed Elena, introduce la nostra permanenza a Palermo con una promessa che ha tutto il sapore di una profezia.

Atterrati la Domenica, a tutta prima Palermo offre di sé uno spettacolo spettrale. La città ci appare vuota, spopolata. Stentiamo a credere che una città notoriamente votata al turismo, non manifesti segni di vita.
Solo nel tardo pomeriggio comprendiamo la portata del fenomeno: Palermo la Domenica mattina si trasferisce al mare. Tra le mete più apprezzate la celebre Mondello.
Ai vespri le strade e il commercio tornano a respirare. Il cuore della città riprende vigore; un battito dopo l’altro Palermo è di nuovo in vita. E che vita!
Giorno 1 (Domenica)
Ma facciamo un passo indietro.
La Domenica mattina, in partenza da Napoli, ci dirigiamo all’aeroporto. Il volo è programmato alle ore 7 del mattino. Alle 8 siamo già atterrati a Palermo.
Grazie all’intelligente programmazione dei voli, guadagniamo una intera mattina aggiuntiva per visitare la città.
A cinquanta metri dall’aeroporto ci aspetta l’efficientissimo bus che, al ragionevole costo di 6 euro, ci trasporta al centro della città. La nostra fermata è piazza Politeama (ove sorge il teatro Politeama).
Piccola nota di colore: sceso dal bus, con voce stentorea sento recalamare il mio nome. Mi volto e con mia piacevole sorpresa scorgo la sagoma di Gianni, il mio paninaro di fiducia da qualche anno non più in attività. Lo saluto amichevolmente e sbalordito per l’incredibile incontro mi incammino con Elena presso l’albergo. Al mattino visitiamo il giardino di San Giovanni degli eremiti e saliamo sull’alta torre della chiesa dei San Giuseppe Cafasso, dove si offre la lodevole vista della città a volo d’uccello.


Ci riserviamo di visitare in seguito la basilica della città e il palazzo di Normanni, con annessa cappella Palatina.
Ci orientiamo in direzione Ballarò, dove viviamo il folklore del mercato e assaporiamo una gustosa spremuta di arance.


Appena iniziamo ad avvertire un certo languore, attenzioniamo una friggitoria nei pressi dell’albergo (Passami u Coppu) e ordiniamo un indegno numero di arancine (attenzione a declinarle al femminile a Palermo).

Terminato il graditissimo pasto ci incamminiamo verso il lungomare. E’ qui che avvertiamo la sensazione che la città sia svuotata, a tratti spettrale. Dal lungomare si può apprezzare l’orografia della città. Palermo è sostanzialmente pianeggiante, benché ovunque circondata da monti e colline. Ricorda vagamente Scauri, compressa tra monte d’oro e monte d’argento.

Nei pressi del porto scopriamo un graditissimo murales in memoria di Falcone e Borsellino. Ci inoltriamo quindi nella vicina villa Giulia (ahi, questo nome che sempre torna!)

La sera divoriamo un monumentale cono gelato da Lattepà. Dopo tanti anni ritrovo una gelateria che condisca il gusto anguria con gocce di cioccolato.

Giorno 2 (Lunedì)
E’ tempo di mare. Prepariamo armi e bagagli e ci rechiamo a Mondello. Il bus non si fa attendere e riusciamo a spostarci senza grandi disagi. L’acqua non è esattamente cristallina, ma in alcuni punti della spiaggia, dove probabilmente le correnti allontanano la sporcizia e le alghe circostanti filtrano il lordume, il mare appare balneabile. Non mi immergo, volendo lesinare l’uso della crema solare. La sfortuna vuole che sia allergico al Fenossietanolo e la Domenica, data l’urgenza, ho dovuto acquistare una crema di battaglia contenente proprio quella molecola.

Il pomeriggio pranziamo al mercato della Vucciria, presso l’Osteria al Casareccio, dove sazio i miei appetiti con una lodevole pasta alla Norma. I prezzi sono assolutamente nella media, tendenti persino all’economico presso alcune attività meno importunate dai turisti.

In serata, non prima di avere ingurgitato le auliche pietanze di Francu o Vastiddaru, siamo raggiunti da D., che ci conduce al molo trapezoidale, uno dei luoghi della movida serale della città. Resto incantato dalla enorme piscina e dall’imponente contrasto col mare adiacente, mentre segretamente invidio i palermitani per l’attrazione tanto densa di fascino. Anche Napoli può vantare gli spazi e le risorse per realizzare qualcosa di simile.

Gustiamo una deliziosa granita e torniamo molto tardi in albergo (chi mi conosce davvero sa che normalmente alle dieci sono già dormiente).
Giorno 3 (martedì)
Riserviamo la mattinata per la visita al palazzo della Zisa e al suo giardino. Onestamente il Giardino potrebbe essere tenuto meglio. All’intero il palazzo è caratteristico, merita il modesto prezzo del biglietto. L’addetta alle vendite è tanto gentile da offrirci spontaneamente consigli su posti e luoghi da visitare.
Ci accingiamo verso corso Vittorio Emanuele e acquistiamo qualche souvenir.

Nel pomeriggio, D. viene a prelevarci direttamente in Hotel e ci conduce in auto a Cefalù. Attraversiamo tutto il litorale palermitano e ci addentriamo nei borghi della varie città che si succedono. La piacevolezza delle chiacchiere e della compagnia rendono il lungo viaggio meno sofferto del previsto.
Approdiamo infine a Cefalù, dove, circondato da un delizioso borgo medioevale, si staglia il Duomo.
Cefalù ha elementi che richiamano la costiera amalfitana. Certamente non lesinano maioliche e ceramiche.
Recupero le calorie spese con una caratteristica brioche farcita con gelato. Chi di voi dovesse fare tappa a Palermo, è obbligato a visitare anche Cefalù, specie al tramonto.
La sera, per la seconda volta, rinuncio a preziose ore di sonno.



Giorno 4 (mercoledì)
Mi sveglio stanco e nervoso per la carenza di sonno. Dormire solo cinque ore e mezza per notte è esiziale per me. La giornata è libera. Visitiamo le catacombe dei cappuccini, dove sono ostentati migliaia di scheletri di frati e altri individui. Ciascun corridoio delle catacombe è intitolato ad una professione, quasi a richiamare con fare sardonico la livella di napoletana memoria.
Certamente una tappa che non lascia indifferenti.
Nel pomeriggio ci lasciamo sedurre da un gigantesco cannolo presso il chiostro di san Domenico: una dolceria gestita da generazioni di suore allo scopo di finanziare le proprie attività religiose.
Consiglio assolutamente questa tappa.
Completiamo gli acquisti con altri souvenir.
In serata visitiamo i giardini inglesi. Alle 22 e 30 mi trascino in albergo e crollo dal sonno.
Giorno 5 (giovedì)
La prima mattina del quinto giorno è spesa tra valigie e preparativi. Alle 10 ci incamminiamo verso il palazzo dei Normanni, dove visitiamo la cappella Palatina e i giardini circostanti. Ne resto ammaliato.
A pranzo scelgo di ingrassare con un’ultima arancina al pistacchio.
D. passa a salutarci appena dopo la visita alla chiesa della Martorana.
Giriamo le strade di Palermo per l’ultima volta.
Poi torniamo in Hotel e recuperiamo i bagagli.
Dopo due ore calpestiamo nuovamente le strade di Napoli.
Conclusioni
Visitare Palermo è un’esperienza enigmatica. La città è splendida e ricca di storia. Col senno di poi, le parole di D. sono risultati profetiche, al turista impavido che si addentrasse nella città, Palermo dà prima una carezza e poi uno schiaffo. Piazze e palazzi di grande bellezza sono, senza soluzione di continuità, circondati da giardini abbandonati e strade degradate.
Napoli e Palermo sono troppo simili perché sia una semplice coincidenza.
Complessivamente il soggiorno a Palermo ha soddisfatto le mie aspettative.
La città è una perla nel mediterraneo, un orgoglio italiano.
Per onestà intellettuale non si può non sottolineare l’urgente necessità di una moderna linea metropolitana interrata, quantomeno a servizio della direttrice est-ovest.
Lo stato deve rafforzare con urgenza i collegamenti via terra (su ferro e su strada) tra Palermo e Catania.
Collegata al resto d’Europa, non occorrono altri interventi: la città è autosufficiente. Brillerà di una luce ancora più abbagliante.
Complessivamente, la città si conquista un 8 pieno, tendente persino all’otto e mezzo.
Se fosse attrezzata con una linea metropolitana e più curata in alcuni suoi quartieri, potrebbe voleggiare persino verso il 9.
La consiglio? Assolutamente sì.
La consiglio d’estate? Un po’ meno. Se ho resistito al caldo è solo grazie al mio inseparabile cappello e alla tempra partenopea, abituato come sono al caldo, dacché l’unico rifugio al calore delle nostre latitudini è l’imponente escursione termica serale.
P.S.: molte attività “dimenticano” di emettere lo scontrino, circostanza che a Napoli accade assai più di rado.
P.P.S.: In crittografia, il cifrario di Cesare è uno dei più antichi algoritmi crittografici di cui si abbia traccia storica. È un cifrario a sostituzione monoalfabetica, in cui ogni lettera del testo in chiaro è sostituita, nel testo cifrato, dalla lettera che si trova un certo numero di posizioni dopo nell’alfabeto. Data la vulnerabilità dell’algoritmo, è possibile complicare leggermente la decodifica, che comunque risulta estremamente semplice, alterando appositamente la sostituzione di alcuni caratteri, in particolare vocali e doppie.
Se sei interessato ad altri diari di viaggio, puoi visitare la categoria apposita.