Quanto sono lontano dalla santità

Quanto sono lontano dalla santità

Inizialmente l’articolo doveva intitolarsi “Quanto siamo lontani dalla santità”, ma avrei rinunciato all’onestà intellettuale di specchiare la mia anima. In questo articolo si parla di me, dei miei dubbi, delle riflessioni che non trovano sbocco.
Ho in passato inteso la santità come la capacità propria di pochi uomini di assecondare la volontà divina.
Questa non è santità. A suffraggare la mia tesi richiamo la prima lettera ai Corinzi (San Paolo)

Corinzi 13:1-3

E se anche distribuissi tutte le mie sostanze,
e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi l’amore,
non mi gioverebbe a nulla.
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore,
sono come bronzo che risuona o cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e possedessi tutta la fede fino a trasportare le montagne, ma non avessi l’amore,
non sarei nulla.

San Paolo è chiaro: sforzarsi di vincere la tentazione è semplicemente inutile. La tentazione, la gravità del peccato, troverà sempre il modo di circuire la mente.
La Via non è allora nella coercizione.
Se non si ama un amico è inutile convincersi del contrario; si rischia solo di mentire a sé stessi, alleviando il sintomo senza rivolgersi alla causa.
All’uomo che cerca Dio è richiesto il sacrificio di un arto.
Io sono egoista (lo sei anche tu che leggi).
O si ha, o si è. Lasciare tutto e seguire Dio è un sacrificio troppo grande. Io non sono coraggioso come credevo. Avere non traduce solo un possesso materiale. Avere è anche rinunciare al mondo. Io ho rinunciato a un mondo e ciò mi ha condotto alla noia.
Ho quindi preso a domandarmi se la mia noia fosse un male. Di solito la noia è un male, ma la mia noia no, la mia noia è un modo d’essere. Uno modo alquanto aristocratico. Vuotando l’ente della sua opportunità, rinuncio a fare della montagna una cava. Non sempre mi riesce. Alle volte sono del tutto risucchiato dal commercio con le cose, complice del mondano. Gli altri sono terribilmente annoiati, ma la generosa noia è contaminata dal rumore volitivo della mente.
Qual è adesso il passo successivo?
In fondo io lo so qual è la via, è che non vogliono percorrerla.
Mi costerebbe troppo.
Il mio rumore nella mente è M.
Non tutti i rumori vengono per nuocere. E’ un rumore che dona leggerezza. E’ lussuosa memoria sotto le bombe in un mondo che crolla. Lei, i suoi pappagalli, le sue idiozie (ma anche le riflessioni argute), la sua bellezza.
Perché non le scrivo? Perché in fondo non mi serve una donna a tutti i costi. Sono libero. Gioiosamente libero. Noiosamente libero. Ma chi può intendere la mia noia? Non è la loro noia. Non si illudessero di venirne a capo.
Quanto sono lontano dalla santità, io che ancora bacio M. nei miei sogni?
Ma chi ha detto che un Budda non baci? Forse bacia, forse è l’ennesimo “ha” in luogo dell'”è”.

La ragazza non ha ancora compreso.
Forse mai comprenderà, ma le voglio bene.

Mare Mare, ci vorrebbe un giorno al Mare con M.

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